Pechino, la sua aura e le sue anatre

pechino, cina

 

Caotica, ma silenziosa. Inquinata, ma solare. Moderna, ma tradizionale.  Invasa dal cemento, ma ricca di verde. Pechino è una megalopoli che ha saputo evolversi e stravolgersi, mantenendo il suo carisma, il suo passato e la sua atmosfera anche dove all’apparenza tutto questo non c’è più. La capitale della Cina offre monumenti spettacolari, opere d’arte di rara unicità, tradizioni culinarie senza pari e spazi verdi urbani dove ci si dimentica di tutta la frenesia e ci si ritrova con gli altri e con se stessi.
Tutto questo, sempre impregnato di un aura sottile, invisibile, una sensazione di pace e tranquillità, un ricordo di come doveva essere Pechino nel suo glorioso passato.

Avevo grandi aspettative su questa città e, nonostante una febbre da cavallo mi abbia accompagnato per un paio di giorni, devo dire che il suo charme mi ha conquistato immediatamente. Pechino ha talmente tante cose da visitare che potreste starci anche una settimana, ma se avete i giorni contati ci sono quattro cose che non potete perdere assolutamente.

Città Proibita
Ero piccolo quando ho visto uno spezzone de “L’ultimo imperatore” di Bertolucci, ma qualcosa in me era scattato vedendo questo luogo maestoso ed  imponente.  La città proibita comprende 980 edifici e più di 8.700 camere e ha una superficie quasi doppia di Città del Vaticano. Camminando per le sue strade e piazze,  lo stupore e l’ammirazione per la sua vastità si mescolano alla meraviglia per la sua bellezza e all’incredulità immaginando la vita dell’imperatore e della sua corte. E’ un luogo unico, che ti spiazza e ti annichilisce con le sue dimensioni  e al tempo stesso ti rapisce con la sua storia e con il suo passato intricato, difficile da immaginare e da comprendere fino in fondo.

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Piazza Tian’ anmen (Tien’anmen)
Piazza Tian’anmen è un’immensa colata di cemento dove sorgono palazzi e monumenti che hanno fatto la storia della Cina moderna. Al centro il mausoleo di Mao, a lato la sede del partito comunista, e tutto intorno palazzi di fattura sovietica, lampioni dal design imperialista e gigantesche bandiere rosse che sventolano davanti all’altrettanto immenso dipinto di Mao che si trova nell’entrata principale della Città Proibita, ideale prosecuzione di questa megalomania edilizia. Qui si respira storia, riecheggiano fatti di cronaca che hanno segnato l’infanzia di noi bambini degli anni ’80 e ’90 e ancora oggi si percepisce un clima di tensione, controllo e sospetto. Detta così sembra un posto orribile, ma credo si tratti di un luogo unico che merita una passeggiata riflessiva e un po’ tormentata.

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Gli hutong
Storici stretti vicoli formati dalle tradizionali abitazioni a corte, gli hutong risalgono allo sviluppo urbano imperiale e, nonostante scellerati progetti di “riqualificazione” della città, ancora resistono in qualche zona di Pechino. Prima di visitarli, chiarite le vostre aspettative. Innanzitutto di antico è rimasto poco, spesso ricostruito e riempito di negozi, bar e ristoranti di smaccato gusto pacchiano. Se volete farvi un’idea di come doveva essere in passato, evitate gli hutong principali e più turistici e perdetevi nelle viuzze laterali senza paura, tanto da qualche parte sbucherete fuori. Il mio consiglio è quello di andare verso sera a bersi una birra in uno dei localini che sorgono nelle vie secondarie come Chaodou Hutong nella zona della metro di Nanluogoxiang. Sono dei posti minuscoli, ognuno arredato in maniera diversa e originale, con un’atmosfera immobile  e avvolgente che a tratti ricorda quella di alcuni bar giapponesi.

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Anatra alla pechinese
Pensando a questo piatto tipico della tradizione cinese ho sempre rabbrividito e invece, complice la decisa insistenza della Dani – mia moglie – siamo andati in un locale specializzato in anatra alla pechinese e devo dire che è stata una vera esperienza culinaria. Non tanto per il gusto, buono si, ma il pollo arrosto di mia nonna è meglio! quanto per il rituale e le modalità con cui si consuma questo piatto. Innanzitutto , la tavola viene imbandita con salsa di prugne, cicoria e una specie di “tortilla”, poi arriva uno chef che ti consegna il certificato di provenienza della tua anatra, te la pulisce e prepara davanti agli occhi, infine il cameriere, un po’ scocciato per la tua ignoranza, ti insegna passo passo il processo di preparazione di piccoli fagottini fatti di quel pane morbido, salsa, cicoria e varie parti di anatra. Per i gourmand, la pelle cotta nel forno con legni fruttati è una vera prelibatezza.  Ci sono tantissimi locali che servono questo piatto, noi siamo stati al Qianmen Quanjude Roast Duck Restaurant, un posto molto grande e all’apparenza turistico, ma in realtà molto buono e pieno di gente del posto.

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Lo so, starete pensando che non ho inserito la Grande Muraglia tra gli highlight di Pechino. L’avevo fatto, ma poi ho pensato che un luogo così leggendario forse merita un post tutto suo!