La luce avvolgente dell’alba illumina di giallo e arancio un enorme cratere che sconfina nell’orizzonte. Qui, nel cuore dell’Africa, siamo al cospetto di uno dei luoghi più suggestivi del pianeta: la Riserva Naturale di Ngorongoro.
Situata nel nord della Tanzania a 2.200 metri di altitudine, questa è la caldera più grande del mondo, un enorme cratere formatosi in seguito allo spegnimento di un vulcano che nel tempo, grazie alle sue barriere naturali, ha creato uno degli ecosistemi più magici del mondo.
Le condizioni climatiche montane e le alte pareti che isolano i suoi abitanti dal resto dell’altopiano, hanno dato origine ad un territorio vario e sfaccettato con tanti micro habitat diversi e una concentrazione di animali unica al mondo. Savana, paludi, laghi, foreste si alternano e si abbracciano sul fondo del cratere e fanno da scenografia ai famigerati Big 5. Leoni, bufali, rinoceronti, elefanti, leopardi, ma anche enormi branchi di zebre, gnu, ippopotami, iene e decine di altri animali affascinanti.
Per scendere le ripide pareti ci mettiamo quasi mezz’oretta, un tempo magico che alimenta il desiderio e la trepidazione di scoprire questo luogo così speciale. Arrivati sul fondo della caldera scendiamo dalla jeep e inspiriamo a pieni polmoni la bellezza del panorama, in vellutato silenzio.
L’aria è frizzante e cominciamo la nostra esplorazione da una rada foresta di acacie dove, totalmente indaffarati nella ricerca di cibo, ci imbattiamo in un branco di regali elefanti. Seguiamo la pista di terra che si snoda davanti a noi fiancheggiata dall’erba bruciata dal sole.
Al centro del cratere giace bollente un grande lago completamente ricoperto da piccoli puntini rosa. Sono fenicotteri, centinaia di eleganti uccelli in equilibrio su una sola gamba che cercano i gustosi crostacei da cui prendono il colore purpureo. Sulle rive del lago uno sciacallo solitario e un piccolo branco di zebre.
Ci spostiamo verso alcune fangose pozze d’acqua dove pellicani e ippopotami si godono il fresco. Lo sguardo spazia verso l’orizzonte e incontra un paesaggio brullo e sinuoso che ospita decine di zebre, gnu e antilopi.
Lontanissimo due minuscoli puntini. La guida ci presta il binocolo e ci dice che sono due rinoceronti neri: mamma e cucciolo. Guardiamo, vediamo figure indistinte e ci fidiamo del suo occhio esperto.
Poi finalmente, il primo leone. E’ una leonessa che si rotola nell’erba alta. Ci fermiamo, nell’aria c’è quel profumo di adrenalina che anticipa qualcosa di grosso.
La leonessa si schiaccia a terra lasciando solo la sua possente testa fuori dall’erba. A poche decine di metri da lei, un guardingo branco di zebre scuote ininterrottamente le proprie orecchie. Una è ferita, è zoppa, è una preda facile.
Il cuore comincia a battermi forte, stiamo per assistere ad un attacco.
La leonessa si appiattisce letteralmente al suolo e avanza lentamente, un passo felpato dopo l’altro. Si avvicina, alza la testa quel tanto che basta per controllare la situazione. Le zebre, deboli di occhi e abili di naso, setacciano l’aria con le loro narici fiutando il pericolo.
Sono emozionatissimo e, senza accorgermene, sto facendo il tifo per la leonessa.
Ancora qualche passo, addome e schiena livellati a terra, un altro sguardo, mancano pochi metri prima di sferrare l’attacco e poi… qualcuno nel branco la vede e le zebre scappano. Oggi niente pranzo per la leonessa.
Mi dispiace, so che è un pensiero macabro ma non posso farci niente.
Continuiamo il nostro safari tra iene, struzzi e infiniti branchi di gnu.
E’ quasi mezzogiorno, gli animali si rifugiano nella scarsa ombra e le emozioni cominciano a sedimentare.
Stiamo per cominciare la risalita del cratere quando tra alcuni cespugli ecco spuntare un grosso leone e due leonesse che si rincorrono come se stessero litigando o giocando. Niente di tutto questo.
Una zampata, qualche ruggito e poi una leonessa di adagia a terra mentre il grande maschio le sale sopra e comincia un atto sessuale che ci fa sgranare gli occhi dallo stupore. Il capobranco ruggisce come i leoni che avevamo sentito solo nei documentari, con una potenza e una profondità indescrivibili. Qualche decina di secondi ed è tutto finito. Lei si rotola nell’erba per favorire la fecondazione e poi tutto tace.
Lasciamo il cratere con una serie di incredibili diapositive che scorrono nei nostri pensieri e nelle nostre meravigliate parole.
Nonostante sia il nostro quinto giorno di safari in Tanzania, la forza e l’unicità del Ngorongoro ci hanno conquistato e ci hanno regalato momenti e panorami unici e memorabili.
Questa è l’Africa, questo è il lato selvaggio della sua magica natura.