Ho cercato di cuocere un uovo nelle rocce bollenti della Death Valley

 

Quando siamo partiti per il nostro USA on the road eravamo sovraeccitati, ipercinetici e felici come dei bambini. Erano quasi tre anni che sognavamo e pianificavamo – io per lo più – questo viaggio e, durante un lasso di tempo così lungo abbiamo avuto modo di pensare, immaginare e infilare le nostre teste tra le nuvole.

Siamo volati in America con tutta una serie di suggestioni, luoghi comuni, miti da sfatare e must da fare. Mangiare le migliori bistecche in Texas, rotolarsi dalle dune di gesso di White Sands in New Mexico, andare ad un concerto a Los Angeles e, in cima alla nostra lista, cuocere un uovo sulle rocce della Death Valley in California.

E’ infatti diceria comune raccontata da più parti, che le temperature della Valle della Morte sono così terribilmente bollenti che è effettivamente possibile cuocere un uovo su una qualsiasi roccia. Sassi anonimi che, resi incandescenti da implacabili raggi solari, diventano piastre e griglie naturali.

Un’idea troppo stupida e divertente, dovevamo assolutamente provarci.

Entriamo nella Death Valley dal Nevada. Dopo un weekend a Las Vegas abbiamo voglia di immergerci in un luogo surreale – un altro – circondato da un’aura di unicità e un’atmosfera da fine del mondo.

 

A parte notare che non è poi questo caldo infernale – chissà cosa immaginavamo – l’occhio viene subito rapito dalla bellezza e dalla varietà dei paesaggi. Zabriskie Point e le sue colline modellate dal vento, il Devil’s Golf Course che sembra un campo arato da piccole meteoriti e il Badwater Basin un mare di lastroni di sale bianchissimi che segna il punto più basso degli Stati Uniti grazie ai suoi 86 metri sotto al livello del mare.

 

Giriamo lentamente in macchina tra panorami che cambiano repentinamente e non smettono mai di ammaliare i nostri occhi poi, dopo un pranzo ristoratore, decidiamo che è giunta l’ora di fare una pausa da tutta questa bellezza e dedicarci ad un po’ di sana idiozia. La prova dell’uovo.

Avvistiamo una zona piena di grandi rocce che sembrano fare al caso nostro, parcheggiamo e mi dirigo verso un piccolo ristorante. Entro, e con una faccia da culo annessa a un sorriso sornione dico: “Buongiorno, scusi la strana richiesta. Potrebbe darmi un uovo?
Prima che la cameriera possa fare obiezioni io la rassicuro: “Lo pago eh!”

Lei mi guarda, un po’ scocciata e un po’ stufa e se ne va in cucina con il fare di chi non è la prima volta che riceve questa richiesta.

Torna con un uovo, gratis! Ottimo.

Esco dal ristorante e il sole del primo pomeriggio mi acceca. Sfodero un grande sorriso e mostro trionfante l’uovo ai miei compagni di avventura.

L’esperimento dovrebbe essere rapido e semplice, ma irripetibile visto l’unicità del mio uovo. Quindi, tutti devono essere pronti a riprendere, filmare, scattare e imprimere nella loro memoria l’epica impresa.

Allora, tutto a posto? Tutti ai propri posti? Telecamera? Macchine fotografiche? Assistente alla produzione?

Ci siamo. Siamo stupidamente eccitati e divertiti da questa cosa di cui parlavamo da un bel po’.

Io sono quello che ha rotto i maroni più di tutti per fare questa stronzata, quindi mi incarico dell’onorevole compito di sbattere l’uovo sulla “piastra”.

Un’ultima occhiata alla pietra, tutto sembra perfetto.

3.2.1. sbatto energicamente l’uovo sul masso stesso e lo verso con un gesto naturale su quella che potrebbe tranquillamente essere la padella di casa mia.

Splash, ssshhiiiiu, plof.

Il sasso era tutto fuorché piano e per la scontata legge di gravità, appena toccata la superficie il nostro uovo è scivolato in un micro secondo al suolo.

Death Valley, USA

La rottura dell'uovo

 

Un attimo di silenzio e poi uno scroscio di risate e imprecazioni varie con tutti ad insultarsi e schernirsi a vicenda. Colpa tua che hai buttato l’uovo! Ma cazzo voi eravate di fianco! E poi la roccia l’ha scelta Fede!

Tutto quello che resta è un guscio rotto e un uovo spiaccicato. Che poi, sfiga vuole che sia anche caduto all’ombra del sasso e quindi non c’è stato nemmeno il brivido di vedere se almeno per terra un po’ si sarebbe cotto.

Torniamo alla macchina continuando a ridere e a insultarci e dentro di me mi sento triste per il fallimento e anche un po’ coglione!

Errori di gioventù e di fisica!

PS: Ho letto di recente che sempre più idioti come noi provano questo esperimento – probabilmente loro ci riescono – e poi lasciano per terra i rifiuti aumentando l’inquinamento e il degrado del parco. Ecco, se volete cimentarvi in questa attività ludica, poi dopo pulite i vostri insuccessi o mangiatevi la vostra frittata!

 



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