Ho perso un viaggio

aereo

 

Fra una settimana parto per Bordeaux, anzi no. La Dani si è ammalata, sta guarendo, ma con quello che ha avuto nessuno di noi tre è in forma per lanciarsi alla scoperta di una nuova città, lei in particolare.

Tranne rare eccezioni, se si rinuncia ad un viaggio succede per motivi tangibili, seri, spesso gravi e quindi la perdita diventa secondaria. Mi era successo con la Siria quando una settimana prima della nostra partenza è scoppiata la guerra e mi risuccede ora a causa di una malattia e di una guarigione che hanno tutta la nostra priorità.

Non mi lamento e non voglio farne un caso nazionale, c’è di peggio nella vita. Gli imprevisti capitano e ora che siamo in tre le variabili impazzite non possono far altro che aumentare. Bisogna sapersi adattare e gestire i cambiamenti, anche quelli negativi e improvvisi.

Però perdere un viaggio fa male, in ogni caso, a volte più di altre. Per mille motivi e per mille perché.

Perché molte volte è un viaggio prenotato mesi prima. Sognato, progettato, pregustato e in parte già assaggiato. Una grande aspettativa, la solita voglia di scoprire, la felicità della partenza.

Perché per chi come me ha una sola grande passione significa rinunciare a fare ciò che ti piace di più e che, a differenza di uno sport o di un hobby, non è replicabile su base settimanale.

Perché quando perdi un viaggio non sai quando potrai rifarlo o farne un altro.

Perché come diceva la volpe del Piccolo Principe la felicità sta anche nell’attesa. Quei giorni che scorrono lentissimi prima di una partenza tanto desiderata, ma che sono pieni di elettricità e fervore.

Perché un viaggio è anche un momento di svago, relax, spine staccate e cervelli liberi. E se perdi questi momenti il tuo indice di felicità e benessere ne risente.

Perché ti fanno credere che ti rimborseranno i voli e invece per qualche policy nascosta ti tirano dietro qualche euro di tasse aeroportuali. Non è un problema di soldi, ma di ottenere un voucher che ti proietterebbe già ad un prossimo ipotetico viaggio.

Perché con una bimba tutto è nuovo, da sperimentare e da testare e la voglia e la curiosità di vivere la nostra nuova dimensione anche in viaggio è tanta.

Perché dopo un periodo di fatica, stanchezza e stress la cosa che sogno di più dopo una dormita di 12 ore – pura utopia ormai – è quella di partire.

Non importa molto quale sia il perché più significativo e non ha molto senso soffermarsi oltre su quello che non è stato. Il vero problema è che dopo un viaggio cancellato la voglia di un altro viaggio è irrefrenabile… devo solo gestire questo desiderio matto fino alla prossima, spero prossima, partenza.

 



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