Un pensiero al Bangladesh

Bangladesh, Asia

 

Solitamente non scrivo di attualità, anzi non l’ho mai fatto, ma l'attacco a Dhaka in Bangladesh avvenuto tra la notte di venerdì e sabato scorso mi ha veramente scosso.

Non sono un tipo sensibile alle disgrazie, sono fatalista e penso che il mondo non sia un posto molto giusto. Questa volta ho provato qualcosa di diverso. Sono stato in Bangladesh due anni fa e da allora questo paese mi è entrato nel cuore, un cuore che oggi sento triste e arrabbiato.

Un paese povero, senza grandi risorse, con sicuramente pochissimi motivi per visitarlo, eppure non ho mai vissuto un luogo come il Bangladesh. E questo grazie alla sua gente.

I bengalesi sono semplici, diretti, genuini sempre pronti ad aiutarti e sempre curiosi di conoscerti. Chiacchiere, richieste di amicizia, pranzi offerti, inviti a matrimoni e sorrisi a milioni. Ero solo, ma pieno di amici da conoscere; ero praticamente l'unico – turista – e mai mi sono sentito in pericolo.

A Dhaka ho passato solo due notti e un intero giorno per festeggiare il Pohela Baishakh il loro Capodanno di cui – ironia della macabra sorte – avevo appena scritto un post la settimana scorsa, un articolo felice, frizzante e pieno di ricordi meravigliosi.

Due giorni scarsi per rendermi conto che la capitale del Bangladesh è una città al limite del vivibile, sovraffollata, buia, puzzolente, torrida e labirintica. Ma ribolle di vita, di energia, di persone che si spaccano la schiena per tirare avanti, di gente per cui potresti essere un dollaro che cammina, ma ti rispetta con gentilezza e un immancabile sorriso contagioso.

Mani che ti toccano, rickshaw che sfrecciano, corpi sudati che si piegano sotto il peso di mercanzie multiformi, vicoli oscurati da grovigli di cavi, buche e liquami per terra, fiumi dalle acque nere e traffico da mandarti in tilt. Un calderone anacronistico che fa sembrare Delhi un paesino della Brianza e dove vivere pare impossibile.

E invece molte di quelle persone uccise l'avevano scelta come Casa. Nonostante le tante fatiche e rinunce, nonostante tutto avevano trovato qui qualcosa che li aveva conquistati.
Non posso sapere cosa fosse, ma posso capirli. Questo paese ha un'anima pura e ammaliante che può rapirti il cuore.

Scrivo questo post vuoto di contenuti e pieno di incredulità come un semplice ricordo della bellezza dei bengalesi e sento solo lo stridore delle mie parole in questo momento.

Continuo a pensare al bangladesh come a un luogo magico, un mondo che mi ha aperto totalmente il suo cuore e che mi ha regalato forti emozioni.

Mi dispiace per quelle persone, per gli italiani le cui foto ci hanno sbattuto in faccia sin da subito, ma anche per i due poliziotti bengalesi che facevano il loro lavoro e per le altre vittime che con spirito patriotico nessuno racconta.

Mi dispiace per questo paese, per la sua gente, per i loro occhi scintillanti da oggi un po’ più opachi.

 



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