Pedalo, quindi viaggio

Nepal, Mountain bike

Cameriere, geometra, muratore, albergatore, cuoco, politico, organizzatore di itinerari eno-gastronomici, Gabriele ha cambiato tanti lavori, ma la passione per lo sport che aveva da piccolo l’ha sempre mantenuta e da una decina di anni l’ha convogliata nella bici. Da strada o mountain bike poco importa, basta che ci siano due ruote e tanta strada da “pedalare”.  Nel 1999 con il giro della Sicilia, Gabriele inaugura le sue vacanze in bicicletta: in gruppo, in tour, in solitaria, in coppia.. ad oggi ha pedalato per 11 nazioni, migliaia di kilometri e tante storie interessanti da raccontare. 

Ciao Gabriele, tu hai sempre amato viaggiare, ma come ti è venuto in mente di metterti in sella e partire per una vacanza a pedali?

Mentre mi allenavo per la maratona di New York vari malanni agli arti e alla schiena mi hanno fermato e il medico mi ha prospettato piscina o bici. Amo la vita all’aria aperta, quindi la scelta è stata veloce e come prima sfida sono partito con 2 compagni per il giro della Sicilia, Palermo-Palermo senza allenamento con una vecchia bici in ferro e due borse appese al portapacchi.

Come si organizza un viaggio in bicicletta? 

L’esperienza insegna, da principio ascolti chi ha già fatto viaggi del genere, vai su internet e trovi tutto, ma ognuno di noi è diverso e questo ti porta a concentrarti su di te. Prima di tutto va individuata la meta, si studia la cartina per valutare distanze e difficoltà e per determinare le tappe.  Poi si pensa al trasporto della bici. Se si viaggia in aereo bisogna smontarla più possibile (manubrio, sella, pedali, ruote), avvolgere ogni parte in stracci e cercare di formare un pacco unito e  avvolto con plastica anti urto. Se invece prendete il treno ricordatevi che in Italia solo i regionali hanno il trasporto bici. Si passa poi all’attrezzatura sia tecnica (una piccola officina) che alimentare (barrette, sSali minerali..) e alla scelta dell’abbigliamento che deve sempre rientrare nelle due borse laterali! Visto il poco spazio alla sera si fa sempre il bucato della divisa quindi portate sempre filo per stendere i panni, mollette e sapone di marsiglia!

Come scegli la meta e quanto dura il viaggio?

Preferibilmente scelgo mete che abbiano temperature medio-alte e che non siano soggette a periodi di forti piogge, poi un occhio al budget disponibile e alla fine la scelta definitiva la fa il cuore e  la voglia di conoscere qualcosa di nuovo. 
Quando il viaggio è in bici da strada cerco sempre di stare a contatto con il litorale evitando strade trafficate, cercando anche strade bianche  purchè a contatto con il mare e senza sdegnare qualche deviazione per visitare luoghi interessanti. I viaggi in mountain bike invece sono di solito avventure condivise con un piccolo gruppo di amici e si svolgono spesso in paesi del terzo mondo e su itinerari fuori dalle rotte turistiche.  Le tappe di media si attestano sui 100km al giorno con la bici da corsa, mentre con la mountain bike 70/80km. La durata del viaggio si attesta  dai 10 ai 18 giorni.

Mare, Sardegna

 

Il viaggio in bici richiede allenamento prima, è solo per ciclisti esperti o può essere alla portata di tutti?

Tutti coloro che si accingono ad affrontare un viaggio in bici, qualsiasi bici, farebbero bene a prepararsi per poi non avere sgradite sorprese muscolari e di sella (uno dei problemi più ricorrenti all’inizio). Logicamente si può partire senza allenamento, ma avendo l’accortezza di fare tappe brevi, se si incontrano salite che ci richiedono un impegno notevole, scendere dalla bici (non c’è da vergognarsi), la vacanza è lunga e va vissuta, strafare non porta da nessuna parte!

Raccontaci come si svolge una giornata tipo. Ti alzi, pedali e basta o riesci a vivere un po’ i luoghi che attraversi?

Viaggiare in bici non vuol dire fare km, ma vivere i km che fai, l’occhio umano è la più potente macchina fotografica che l’uomo ha e metro dopo metro vivi e provi profumi, sentimenti, emozioni  indescrivibili, quando alla mattina ti svegli sai già che qualcosa di fantastico ti aspetta.

Dopo  colazione si controllano borse e bici, si consulta la cartina e si parte con un mix di certezze e apertura alle sorprese.  L’itinerario è stabilito, ma le deviazioni sono obbligate. Passando per Lisbona , Siviglia, Valencia, Atene, Granada, Lagos, Olimpia, Micene, Vienna, Roma, Katmandu, ecc. non puoi non fermarti qualche ora, ma anche nei borghi o villaggi, è questo il vero valore aggiunto, la ricchezza del viaggio. A pranzo un panino e frutta oppure se si può un bel bagno ristoratore e poi ristorantino. Nel pomeriggio il viaggio prosegue fino alla meta, qui  comincia la ricerca per la notte, poi doccia, bucato e giro per il paese per scoprire le sue peculiarità trovare un ristorante che ci soddisfi e ci offra una cucina locale per terminare in totale rilassatezza la giornata con commenti, ricordi e un occhio alla prossima tappa.

Le strade peggiori su cui hai pedalato?

Pensavo di averle trovate in Grecia tra pendenze da brivido, sterrati  e segnaletica incomprensibile.
Poi sono stato in Kenya e Tanzania dove ho potuto provare cosa vuol dire pedalare su piste che in caso di pioggia diventano torrenti con voragini improvvise  e dove i fondi stradali sono composti da pietre o terra battuta e accompagnati da vibrazioni continue che alla sera ringrazi che sia finita!

Mountain Bike, Savana

 

Quelle più dure?

Sicuramente in Nepal, non solo per il fondo sconnesso e pietroso, ma anche per le pendenze da affrontare. Da piste sterrate si passa a single trek che si inerpicava fra boschi o risaie per poi tornare su mulattiere sconnesse con pendenze che arrivano anche fino al 20% e la difficoltà è  quella di mantenere l’equilibrio fra un sasso e una buca.

Spagna, Portogallo, Sicilia, Kenya, Tanzania, Nepal e tanti altri. Quale paese ti è rimasto più nel cuore?

In Europa tornerei in Grecia, ma le due esperienze che non potrò mai dimenticare e che mi hanno lasciato sensazioni, emozioni e sentimenti indelebili sono state Kenya-Tanzania  e Nepal.
In mountain bike tra Kenya e Tanzania, lontano dai percorsi turistici, pedalando nella savana al fianco degli animali, attraversando villaggi dove nuvole di bimbi ti rincorrono sorridenti  ti riempio il cuore di gioia.  Vedere la povertà di questi luoghi e la dignità della popolazione  mi ha colpito profondamente, lo stato sociale in cui vivono rende adulti anche i bambini anche se  piccoli sono responsabili del fratello più piccolo e così via, l’uno aiuta l’altro mentre le donne vanno alla ricerca d’acqua vero oro della savana africana. Al cospetto di tutto ciò, ti senti piccolo, il tuo benessere ha un senso relativo, capisci che la vita si può affrontare anche con difficoltà, sono i valori che sorreggono l’uomo e non il benessere di cui noi siamo schiavi.

Il Nepal invece è una regione rigogliosa con una natura che esplode di colori e profumi, ogni angolo è un quadro da ammirare e rimanere a bocca aperta, ricco di acqua, frutta, verdura, riso coltivati in piccoli terrazzi sulle pendici dei monti che creano tavolozze di colori sfavillanti.  E’ fantastico pedalare in mezzo a questa incredibile natura per sterrati  da capogiro,  vedere vette innevate di oltre 8 mila metri che ti fanno sentire un piccolo: senza fiato. Il Nepal è fantastico, ti fa sognare, ti riempie il cuore di voglia di vivere, ti senti a contatto con la madre terra e capisci l’importanza del rispetto verso la natura colei che ci permette di vivere giorno dopo giorno. Un’altra cosa che mi ha colpito di questo paese è la condizione della donna.  Ogni donna ha 4/5 figli ed vive come un mulo da soma:  oltre a casa e figli, procura la legna, il foraggio per le bestie e fa tutti i lavori pesanti.  L’uomo? Assente, seduto a fumare, al massimo conduce l’aratro trainato dai buoi.

Quali sono le reazioni della gente quando passi in mezzo a strade fuori dai percorsi turistici?

In qualsiasi viaggio che ho fatto ho sempre apprezzato il contatto con la popolazione locale, anche se non parlo bene le lingue straniere  da buon italiano so disimpegnarmi e non ho mai avuto grossi problemi.  In Europa la gente è incuriosita dalla provenienza  del ciclista, dai km che fai  e spesso ti offrono un bicchiere d’acqua o vino. Mentre nei paesi più poveri, il tuo arrivo è motivo di curiosità, tutto il villaggio ti viene incontro con vistosi sorrisi, battiti di mani, tutti  vogliono toccare la bici e la persona, un gesto di accettazione ed ammirazione per quello che fai. Ti chiedono da dove vieni, come hai fatto ad arrivare fin li che c’è una salita che con i loro pulmini ci mettono mezza giornata, poi spesso ti offrono frutta o the, accettano di farsi fotografare  e tutti scoppiano a ridere quando gli mostri la foto direttamente dalla fotocamera: Pura magia!

Nepal, Mountain Bike

 

Ci racconti qualche episodio in cui te la sei vista proprio brutta?

Non sempre le cose vanno liscie e un viaggio in bici riserva anche qualche avventura di cui avresti fatto a meno come quando da San Luca in Calabria abbiamo tentato l’attraversamento dell’Aspromonte.
Era Domenica a San Luca, cuore della ‘ndrangheta calabrese, un paese rimasto a 100 anni fa che stavamo attraversando sotto gli occhi stupiti e increduli dei pochi che non assistevano alla funzione religiosa. Abbiamo iniziato la salita, una salita con pendenze micidiali. Il tempo era incerto, si sentivano tuoni in lontananza, ma noi imperterriti andiamo avanti. Poco dopo inizia a piovere, ma  tenendo fede al nostro motto “indietro mai” mettiamo il k-way e continuiamo. Più si saliva e più pioveva, molti furgoncini scendevano e ci facevano dei segni, noi non capivamo e pensavamo che da lì a poco saremmo arrivati in cima, ma ad un certo punto la strada è diventata un torrente con fango e rami  e non si riusciva ad andare avanti. La nostra fortuna è stata la sosta di un signore che ci ha detto che la montagna stava franando (tornare indietro in bici era impossibile) e ci ha proposto di salire sul furgone. Peccato che uno di noi doveva tenere le bici nel cassone ed è toccato a me…

La discesa  sotto il diluvio è stata terribile, ad ogni tornante dovevo reggermi per non essere sbalzato fuori anche perché l’autista andava veloce per arrivare al più presto al paese, dove siamo giunti dopo circa un quarto d’ora. Ringraziato il signore ci siamo riparati sotto una tettoia e cambiati con quel poco di asciutto che era rimasto, poi abbiamo cercato qualcosa da mangiare, ma a San Luca la domenica alle 13 si pranza e non c’era anima viva in giro…deserto assoluto.

Sconsolati e infreddoliti attendevamo che finisse la pioggia quando un signore in auto si ferma e ci chiede se abbiamo bisogno. Gli raccontiamo la nostra avventura e subito lui ci dice di seguirlo e ci porta a casa sua. Il signor Francesco ci ha messo la sua casa a disposizione e appena finito di ricambiarci e asciugarci ha aperto la porta della sua cucina dove la tavola era già pronta anche per noi. Ci hanno dato di tutto e di più, un’ospitalità fuori dal comune che ancora oggi ci lega a questa famiglia alla quale va la nostra riconoscenza per averci salvato da una brutta avventura!

E invece qualche ricordo indelebile?

Di nuovo in Kenya, eravamo di ritorno con il fuoristrada dal safari nel Masai Mara, mentre attraversavamo un villaggio, foriamo una gomma. Siamo in Africa i tempi per la riparazione sono lunghi per cui tutti giù e ci sediamo sotto una grande pianta. In pochi attimi tutto il villaggio era attorno a noi, in prima fila c’erano i bambini ed ognuno faceva i suoi commenti verso queste sei persone così diverse da loro, vestite in modo strano, con zaini, borracce e cappelli.

Dopo aver offerto penne, quaderni, caramelle, e cappellini, le operazioni per la riparazione si protraevano cosi mi è venuta un’idea. Come fare ad intrattenere questi bimbi? Perché non provare a farli giocare a fazzoletto?

Con un amico e un po’ di inglese, ho fatto capire a 8 bambini di posizionarsi ai due estremi (4 e 4) di un rettangolo di gioco tracciato sulla terra rossa, poi ho attribuito (a fatica) un numero ad ognuno e con l’aiuto di altri due compagni di viaggio ho fatto vedere come si doveva giocare. E’ stata dura fargli capire che una volta chiamato il numero i due contendenti dovevano affrontarsi per prendere il fazzoletto e scappare verso la loro postazione, ma alla fine con qualche variante ci siamo riusciti e i bambini hanno recepito il gioco in fretta. E’ stato fantastico vedere i bambini giocare e ben presto anche gli adulti si sono radunati formando un grande cerchio, ognuno ad incitare il proprio beniamino.

La gomma era riparata e la guida ci chiamava per riprendere il viaggio. Solo allora il villaggio si è fermato e tutti sono venuti verso di noi a salutarci per poi tornare a giocare quel gioco nuovo, sconosciuto e venuto da lontano che tanta allegria aveva portato.

Noi preferiamo autobus, treni, pick up, taxi collettivi e tuk tuk, ma tu con quali argomenti potresti convincerci a considerare un viaggio su due ruote?

Fare un viaggio in bici è vivere il viaggio al rallentatore, soffermarsi ogni qualvolta le tue sensazioni ed emozioni subiscono un impulso, gustare pedalata dopo pedalata i colori, i profumi che ti circondano, scoprire il borgo fuori da rotte turistiche, gustare pietanze sconosciute, il senso dell’avventura, della libertà, del tempo che viene regolato dall’alba al tramonto e tu lo vivi pienamente, sentire l’aria che ti soffia sul viso; essere tutt’uno, io la bici e il mondo, LIBERTA’.

Nepal, Mountain Bike

 

Grecia, Spiaggia, Mountain bike

 



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