Quando il viaggio era di carta

Quando il viaggio era di carta, si toccava con mano. Quando il viaggio era di carta, i polpastrelli scorrevano e la cellulosa frusciava. Quando il viaggio era di carta, era fisico, voluminoso, dilatato nel tempo e nello spazio. 

Tutto cominciava – come ora – mesi prima, con una serie di spedizioni mirate fatti di passi e non di click. A caso, a tempo perso, si faceva incetta di cataloghi in agenzia viaggi. Una volta incuriosito dalle Azzorre ho preso una pila di quei coloratissimi libricini per farmene nulla, solo una serata sognante.

Agenzia Viaggi

 

Cataloghi di Messico, Kenya, Brasile, USA, crociere, weekend, e persino di nozze perché anche se avevi 16 anni e di certo non pensavi al matrimonio, si sa che i viaggi più incredibili sono quelli che fanno rima con luna di miele.

Poi la felicità semplice, sognante e libera di sfogliare quelle pagine gremite di hotel da sogno, paesi lontani e mete che ti riempivano il cuore al sol pronunciarle. Momenti magici.

I tuoi cataloghi finivano nel cestino, tu sceglievi una meta e allora tornavi in agenzia.
Quando il viaggio era di carta, era anche di persona.

Quanto era musicale, poetica e ipnotizzante la voce di Cinzia di Amici Miei. L’unica, colei che valeva la pena aspettare per ore seduto su una scomoda sedia perché sapeva il fatto suo ed era, per dirla con un’espressione chiara e concisa, brava.

Negli anni ho abbandonato Cinzia, l’ultima volta l’ho anche tradita, ma lei rimarrà sempre la prima e unica.

Quando il viaggio era di carta, il tempo era galantuomo. Trovare un volo richiedeva pazienza, tentativi, opzioni che allora sembravano illimitate e che oggi paiono poche. I voli non si prenotavano, si bloccavano e poi si pagavano, con calma e non con l’ansia che “sono rimasti due posti a questa tariffa”. 

Biglietto aereo

 

Quando il viaggio era di carta, lei diventava protagonista assoluta. Il biglietto aereo e la sua ricevuta si componevano, riempivano e materializzavano in seguito ad un elaborato processo che finiva con uno strano aggeggio che, tric trac sbam, ti sbatteva sulla scrivania l’anelato tagliando. 

Andavi a casa e urlavi di gioia “Ho fatto i biglietti” e poi poco prima di partire ti chiedevano “Hai preso i biglietti?” Come erano belli quei biglietti, non stropicciate e pubblicizzate carte d’imbarco da stampare a casa tua.

Quando il viaggio era di carta, c’era sorpresa. Si ascoltavano storie, si chiacchierava di luoghi senza saperne nulla, si immaginava, si leggeva, rileggeva, scorreva, sfogliava e se c’era Superquark ci si incollava alla tv.

Quando il viaggio era di carta, non era di byte. Di recensioni dubbie, di fammi leggere tutto su Siviglia, di itinerari a prova di bomba cercati, digeriti e vomitati in nuova forma, di vado da A a B in 2 ore e 15, di so già tutto e ho già visto tutto, di aver la sensazione di esserci già stati prima di partire.

Quando il viaggio era di carta, la Lonely Planet la leggevi tre volte. La prima per sentire il profumo della tua avventura, la seconda per sognare in concreto e la terza perché eri un inguaribile perfezionista e un pianificatore seriale, inutilmente.

Quando il viaggio era di carta, partivi e a casa ti dicevano “Telefona”, non “Ti seguiamo”. C’erano le cabine del telefono, le schede prepagate e le chiamate a carico del destinatario. E c’era mia mamma che impazziva e piangeva perché mi dimenticavo di chiamarla e non poteva immaginare che solo i brutti momenti sono rumorosi, la felicità di un viaggiatore passa dal suo silenzio.

Scheda telefonica prepagata

 

Quando il viaggio era di carta, era di parole non di post. Di tornare e raccontare tutto agli amici increduli e curiosi, a persone che non avevano visto ogni tua – e di altri 40 – singola mossa in Thailandia e che tu potevi far sognare.

Quando il viaggio era di carta, fotografica. La Kodak, i rullini, i “quando torno a prenderle?”, gli album, le foto che oggi dopo anni guardi ancora anche se sono chiuse in un cassetto molto più difficile da aprire che una cartella di Windows.

Rullini, kodak

 

Quando il viaggio era di carta, erano pochi anni fa, ma un’altra epoca. Era migliore, peggiore, diverso.

Quando il viaggio era di carta, era un viaggio

Oggi di carta ne è rimasta poca, un po’ di malinconia e tanti ricordi felici, tanti pezzettini che hanno costruito l’animo e lo spirito di quei viaggiatori che oggi, faticosamente, ricercano le stesse emozioni.
 

 



10 pensieri su “Quando il viaggio era di carta

  1. E' vero Francesco…. prima per tanti versi era più bello partire… ti assaporavi ogni momento prima della  partenza, sognando, e immaginando quei luoghi, descritti solo per il sentito dire….. e poi le agenzia di viaggio… quante ore passate li dentro.. prima come cliente, poi come agente di viaggio.. i colori dei cataloghi… e il loro profumo….. e il rientro dalle vacanze e la super corsa dal fotografo per essere i primi ad avere le foto sviluppate…… Tempi che non torneranno….

  2. Bellissimo articolo Francesco, gli hai dato una bella sfumatura vintage a cui si associa sempre un sorriso con una lacrimuccia. MI fa strano come in realtà noi tutti oggi guardiamo al futuro cercando sempre qualcosa di più quando in realtà le cose belle sono sempre alle nostre spalle…e quando ci giriamo ci accorgiamo di quanto man mano si va perdendo. Ahimè il passato è passato purtroppo…ma quanto mi piacerebbe tornare indietro di qualche anno e fare un viaggio senza cellulare e facendo quelle poche foto che il rullino ti consente, non 500 in 2 minuti perchè "mah sei venuto con gli occhi chiusi..mah..etc etc"…uno scatto e via…forse era proprio quello il bello, il vedere gli scatti soltanto una volta stampati…almeno quelli erano dei ricordi…erano pochi ma erano dei ricordi da mettere via in qualche scaffale…ora torno a casa con due o tre schedine da giga e gia tutte piene…che poi le foto le guardi una volta e basta….Mah…chissà che tra qualche anno non faremo un post dove, nostalgici, invece, rimpiangeremo i giorni attuali…comunque complimenti per il post!!

  3. Bellissimo post!

    Anche noi siamo zeppi di quei biglietti aerei che conserviamo gelosamente in un cassetto.

    Hai ragione: sfogliare "quel" pezzo di carta dava immensa soddisfazione ed emozioni (quasi) dimenticate!

    E poi conserviamo ancora brochure, mappe e volantini. Ricordo che scrivevo una lettera (!!) agli enti del turismo stranieri e dopo qualche giorno mi arrivava a casa una busta con tutto il materiale. Oddio sembra preistoria… eppure anche l'attesa di quella busta era un piacere.

    Ora tutto sembra più facile ed immediato, ma forse è anche un po' meno suggestivo ed affascinante (???).

    Grazie per avermi fatto riaffiorare splendidi ricordi!

    • Ciao Andrea,

      grazie a te per il bel commento! In effetti, secondo me oggi manca un po’ la sorpresa, il brivido dello sconosciuto, anche se forse neanche noi l’abbiamo mai vissuto veramente come chi viaggiava negli anni ’70…

      Vabè, basta nostalgia! :-D

  4. Che meraviglia questo post! Mi hai fatto tornare indietro nel tempo.

    I primi biglietti aerei, i rullini fotografici… Comunque devo dire che io la lonely ( o una qualsiasi altra guida) la soglio ancora più e più volte prima di partire, e la mamma che mi dice "fatti sentire" (perchè adesso si usa whatsapp) non è cambiata!

     

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