Bella, bellissima, fantastica e via dicendo. Questi i commenti di tutti quelli – e a quanto pare erano proprio tutti – che erano già stati a Siviglia. Noi, dopo un inizio 2015 molto impegnato ed impegnativo, siamo partiti senza leggere né studiare nulla, con pochissime aspettative e solo voglia di farci un weekend di relax e tranquillità. E come spesso accade le cose si apprezzano maggiormente quando si vivono con spontaneità.
Siviglia è veramente una città bellissima. Piccola, raccolta, colorata, viva, allegra, divertente e divertita, verde, verdissima, assolata e ombreggiata. Verde soprattutto, anche un po’ gialla e arancione. File di aranci pieni di frutti colorati, fusti secolari in giardini sconfinati, fruscio di foglie e viali alberati, parchi ovunque e uno più bello dell’altro. Il verde e la città convivono uno dentro l’altro in maniera armoniosa ed esteticamente perfetta, un panorama istantaneamente coinvolgente.
Siviglia è fatta di quartieri, simili, diversi, contigui e mescolati, ma ognuno con le sue botteghe, i suoi baretti e i suoi abitanti che, come una volta, si fermano agli angoli delle strade a godersi la brezza rinfrescante e le chiacchiere del rione. Ed è per questo che la cosa più bella da fare in questa città è camminare per le sue viuzze alla scoperta degli angoli più pittoreschi fino a quando le gambe non chiedono pietà.
Ma parlavamo di quartieri.
Santa Cruz
Il più famoso, il più turistico, il più tipico ed inflazionato. Questo barrio è una piccola meraviglia fatta di strette stradine che si rincorrono tra case dai colori sgargianti che avvolgono come una ragnatela il Real Alcazár il palazzo reale più antico d’Europa e forse uno dei più suggestivi. Perdersi tra i suoi giardini o incantarsi davanti alle sue architetture arabeggianti è un’iniezione di bellezza e relax che poche volte ho provato.
Santa Cruz nasconde alcuni scorci veramente pittoreschi e, se riuscite a non far caso ai tanti turisti, vi consiglio semplicemente di camminare senza cartina né google maps e lasciarvi guidare dai vostri occhi e dai vostri sensi.
Centro
L’identità cromatica e fisica di Santa Cruz continua nella zona del Centro portandosi dietro i palazzi bianchi e gialli, le vie alberate e i grossi teloni tra una casa e l’altra per ombreggiare le strade nelle ore più roventi. E poi la Cattedrale, così imponente e mozzafiato fuori e così deludente dentro, con la sua Giralda, il suo campanile, splendido punto di riferimento e punto di vista privilegiato. La plaza de toros, l’ayuntamiento con la deliziosa Plaza San Francisco, musei, chiese, palazzi storici e ogni volta le piccole stradine che, come nel gioco della settimana enigmistica, percorri unendo i puntini e scopri una meraviglia dopo l’altra.
Macarena e Alameda de Hercules
Cominciamo ad allontanarci verso quartieri più veraci e con un’anima più distinta. Si parte da “Los Hongos” i funghi, quelle moderne, strampalate costruzioni che sono diventate un’icona di Siviglia tra critiche ed apprezzamenti. Qui i giovani andalusi vanno in skate mentre i turisti scattano decine di foto per poi puntare dritti all’Alameda de Hercules una sorta di circo massimo cittadino circondato da bar e ristoranti dove la gente si ritrova ad ogni ora del giorno. Quando una birra piccola costa 40 centesimi, fa buio alle 23 e le risate sono la tua colonna sonora, non è difficile capire perché questa zona di Siviglia sia ideale per passare una bellissima serata.
Infine la Macarena con la sua piccola muraglia che ne segna il confine e con le sue strade animate da chi sta vivendo la sua vita e la sua città. Pochi turisti troppo pigri per arrivare fino a qui si perdono angoli originali, gente che festeggia un matrimonio all’ombra di un grande albero, locali che non hanno menu in inglese.
Triana
L’altra Siviglia, quella vera qualcuno insinua. Qui il flamenco è “local” dove non paghi per entrare, ma devi sapere dove e quando si balla e poi trovarlo in locali senza insegna. Triana ha la sua autonomia, il suo carattere e la sua fierezza oltre ad avere il panorama più bello, quello dove Siviglia scintilla al calar del sole e si specchia nelle placide acque del Guadalquivir. Qui si beve una cerveza con i piedi a penzoloni vicino a sparuti pescatori e si cerca di evitare i ristorantini uno in fila all’altro che hanno ceduto la loro identità a chiassosi turisti. Un borgo, un rione, a tratti un mondo a parte in cui ti viene quasi da chiedere Permesso.
Extramuros e Plaza de Espana
Appena fuori dalle mura cittadine che furono, si apre il Parque de Maria Luisa un polmone verde invitante ed attraente che cerca, senza riuscirsi, di nascondere un tesoro inestimabile: Plaza de Espana. Una piazza, un castello, un canale, ponti, guglie, fontane, maioliche, un qualcosa di oggettivamente bello ed emozionante. Qualcosa, perché non ho capito cos’è, a cosa serve, perché è li – a parte che oggi ci sono dei ministeri, dicasteri o altri ‘steri – e non me ne è fregato nulla non appena vi ho messo piedi. Mi ha ipnotizzato e me ne sono innamorato, come era successo con l’Acalzar.
Plaza de Espana è anche il luogo dove tutti fanno il giro in barca a remi, una cosa molto turistica, molto divertente, a tratti romantica e anche molto stupida se fatta a mezzogiorno con 37 gradi come abbiamo fatto noi!
Rileggo questo post e mi rendo conto che non sono riuscito ad esprimere l’essenza di questa città che mi ha sinceramente conquistato. Troppo diversa da tutto il resto, bellezza particolare, difficilmente incasellabile e fascino indefinibile. E per questo ancora più attraente.