In bus, in Malawi

Malawi, On the road
 

Il Malawi non era nei nostri piani. Volevamo attraversarlo velocemente per non affezionarci troppo ai panorami magici del safari in Zambia e per arrivare prima possibile sulla costa del selvaggio Mozambico del nord. In Malawi ci siamo stati 24 ore tra un si e un no, il tempo di attraversarlo tutto, di dormire una notte in un posto da paura – pauroso, non figo – e di passare infinite ore sui mezzi locali. E questa è proprio la storia di un viaggio in autobus.

Arriviamo al parcheggio dei bus di Lilongwe avendo già fatto un paio d’ore di taxi collettivo, trafile doganali piuttosto semplici e cambio moneta al volo. Siamo fiduciosi e tranquilli tanto “in questi paesi i bus partono sempre per dovunque”. La nostra meta è Mangochi, non ricordo neanche perché. Ah si! semplicemente perché è il posto più lontano che possiamo realisticamente raggiungere. Ci lanciamo sul primo bus che incontriamo, ma ci dicono che è pieno. Dubbiosi e costernati che un bus possa essere pieno in un continente dove di solito creano posti anche in braccio alle altre persone, ci dirigiamo verso il secondo con un po’ di ansia…hai visto mai che rimaniamo bloccati? Il bus numero 2 è murato. Non pieno, proprio murato. Non c’è spazio neanche per un cestino di tapioca o una confezione di biscotti al cioccolato che non sanno di cioccolato che io uso per supplire a ogni tipo di fame da viaggio. E’ così stipato che l’autista ci dice: “Prego, il biglietto costa 1000 badalocchi. Salite”. Saliamo un paio di scalini e il primo pensiero salta subito all’autobus di poco fa che era “Pieno” cioè quindi com’era? C’era gente impilata come casette di pesche? 

Spingiamo e ci spingiamo tra la folla, una folla spessa, coriacea, che non svanisce come quando sali su un pulmino cambogiano e loro sono piccoli folletti che si immolano schiacciandosi alle pareti. Gli africani sono belli grossi, alti, ma soprattutto, non è colpa loro. Lo spazio non c’è. Lanciamo letteralmente gli zaini sopra ad un cumulo di bagagli dietro all’autista e si parte. Ho male alle costole, non per lamentarmi, ma sono veramente schiacciato tra un sedile, la testa di un povero ragazzo e le spalle enormi di altri passeggeri che come noi cercano di soffrire meno possibile nel corridoio.

Gente, Malawi
 

Siamo appena partiti e sento un vociare forte e deciso dal fondo del bus. E’ un predicatore. Non ci credo! Mentre noi stiamo sopprimendo dolori e bestemmie, lui con una faccia simpatica e chiaramente toccato dalla grazia del Signore, ci rammenta che dobbiamo credere e confidare nell’ “Absolute Power of Jesus”. Dopo un breve sermone, il sagace sacerdote si fa largo con poteri divini (perché il posto non c’è) tra la folla alla quale chiede un piccolo obolo per qualche parrocchia dimenticata da Dio… ops.. volevo dire parrocchia disagiata. Chiede anche a me qualche spicciolo, io lo guardo, sorrido, dico sorry e gli mostro con gli occhi che, anche volendo, non riuscirei sicuramente a mettere mano al portafogli, in senso fisico.

Il viaggio procede, capiamo subito che possiamo scordarci le 4/5 ore che avevamo programmato, ma tararci più sul doppio. Ormai ognuno ha plasmato il suo corpo in modo da sfruttare ogni centimetro di spazio, ma proprio quando stiamo trovando l’equilibrio ecco che cominciano le fermate. Fermate che sono ovunque qualcuno voglia fermarsi, ovvio. E siccome la gente ha tonnellate di bagagli, ma lo spazio per passare non c’è viene improvvisata una catena umana dove ci passiamo uno con l’altro tutti gli oggetti fino a farli uscire dal bus. Un sacco, una cesta, un ombrello. Fin qui tutto ok. Poi arriva un cavolo, poi un neonato. E poi..un neonato? Vabè io passo anche lui al mio vicino come fosse una palla da football. La catena umana funziona, si roda in poco tempo e in fondo crea anche un po’ di spirito di comunione, amen.

Malawi
 

La gente sale e scende, nel frattempo per magia abbiamo trovato posto a sedere, che è molto più comodo per le dolenti membra, ma quando il bus si ferma l’aria calda e maleodorante rende faticoso anche respirare. Sono li un po’ in trance, quando ad un certo punto sento un rumore animale. Sembra una gallina. Sembra viva. Oh guarda! Il simpatico signore che è riuscito a mettersi in piedi nel corridoio di fianco a me ha in mano una gallina viva! La tiene per le zampe e lei schiamazza e si agita come una pazza a 4 centimetri dalla mia faccia. Per tutti questo è normale, per me un po’ meno. 
Guardo spaventato come un bambino questo volatile mannaro e poi alzo gli occhi e incrocio il suo sguardo, quello del signore, non della gallina. Il mio volto implora compassione, chiede aiuto e invoca una soluzione. Lui mi guarda e, grazie alla mia trasfigurazione facciale che mi fa assomigliare a un misto tra il Padrino, Winnie the Pooh e un putto, lui capisce e mi capisce. Senza grandi cerimonie estrae un sacchetto di plastica, ci infila la gallina dentro, la chiude facendo un fiocco attorno al collo e lasciandole la testa fuori e quindi butta il volatile insacchettato sopra al mio zaino. E’ questione di Karma ragazzi, quella gallina doveva stare in contatto con me. 

Salvo e divertito, lascio sfilare il panorama di fianco a me, sobbalzando di tanto in tanto quando la nostra gallina rompe un silenzio di tomba e urla “Cococcococococo” che però è più simile ad un “QuaQuaaaua” insomma starnazza più che altro.

mangochi, malawi

 

Il bus continua il suo tragitto e una nuova compagna di viaggio si unisce a noi. La puzza.
Cos’è sta puzza? Che cazzo di tanfo è? Mi viene il vomito, ma da dove arriva? Ahhh…certo. Qualcuno ha avuto la gustosa idea di comprare un bel po’ di pesce essiccato che, dopo qualche curva e un po’ di trambusto, si è posato beatamente tra i miei piedi e il mio zaino. L’universo mi sta invitando a migliorare il mio rapporto con gli animali, vivi o morti che siano.

Sono passate più di 8 ore, siamo arrivati. Domattina si riparte a bordo di un pick up, ma per fortuna sarà solo un’ora per arrivare al confine dove 50 ragazzini ci aggrediranno pacificamente per offrirci i loro servigi e farci entrare in Mozambico in bicicletta. 

Goodbye compagni di bus. Goodbye predicatore. Goodbye neonato. Goodbye gallina. Goodbye Malawi.



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