Suadente, caleidoscopica, caotica, impertinente, India. Ne ho scritto tanto e continuo a incontrarla anche in pagine altrui, mai per caso. Difficilmente un articolo sul subcontinente più pazzo del mondo mi annoia, c’è sempre un buon motivo per rimanere incollati allo schermo e leggere fino in fondo.
Perché in fondo, c’è sempre un buon motivo per andare in India. Una, due, più volte.
L’altro giorno, mentre cullavo Andrea per farlo addormentare, ho pensato di nuovo a lei. Al perché sia tanto bistrattata come dimostrano i commenti al mio post “Ma l’India è davvero così sporca?” e soprattutto al perché sia così tanto sognata con quel misto di paura e desiderio tipico di chi sta facendo un pensierino indiano.
Allora mi è venuto in mente questo post, il dodicesimo su di lei. Vediamo quanti validi motivi mi vengono in mente per cui vale la pena visitare la terra di Gandhi, delle mucche e dei gabinetti open air.
E non parlo di ammirare il sole che tramonta alle spalle del Taj Mahal o di navigare all’alba sul Gange scoprendo Varanasi che si sveglia. Parlo di cose semplici, momenti fugaci, piccoli piaceri e grandi istituzioni, magiche realtà che rappresentano l’essenza di un paese.
Bere un chai fumante
Questo tè con latte e spezie è la bevanda nazionale, un concentrato bollente di cultura, sapore e vita di strada. Comprare un chai da un chai walla (venditore di tè) è il modo migliore per cominciare a conoscere l’India e per rischiare le epatiti!
Sfrecciare nel traffico con un tuk tuk
Il mezzo indiano per eccellenza è il rickshaw che qui viene chiamato appunto tuk tuk. Un’Ape modificata e adornata a piacimento dal proprietario che vi sballottolerà a tu per tu con lo smog e il delirio urbano delle grandi città indiane. Attacchi di cuore garantiti.
Contrattare per poi uscirne sconfitti
Il concetto di mercanteggiare in India assume dimensioni e scenari difficili da immaginare, con sceneggiate degne del miglior regista di Un posto al Sole. Gli indiani sono maestri nel decifrare la nostra ignoranza e campioni nel spillarti qualche rupia in più. Tra le mie esperienze indiane, la più clamorosa è stata quando un gruppo di tuk tuk driver di Delhi ha deciso di fare cartello contro di me imponendomi un prezzo esorbitante. Per fortuna c’è sempre un dissidente :-D
Incontri bovini ravvicinati
Si è vero, le mucche sono ovunque come anche le loro immense merde. Sono sacre, non ci si può fare molto, solo cercare di evitarle (anche le loro merde). Soprattutto negli stretti umidi vicoli di Varanasi dove le loro affilate corna ti sfiorano e i loro escrementi ti fanno scivolare.
Ammirare un barbiere di strada
Il cuore pulsante dell’India batte lungo i marciapiedi (detta così sembra un’altra cosa…) tra le vie asfaltate e sterrate, in campagna e nelle metropoli. Le strade brulicano di vita e caos, ad ogni angolo una sorpresa, ad ogni passo un grido di stupore. In questo mondo parallelo, spero sempre di imbattermi in un barbiere di strada immagine poetica, romantica, ma anche pragmatica dell’India che piace a me. Sono meravigliosi, non lo so spiegare bene.
Un viaggio in treno
Non potrete mai dire di conoscere l’India se non avete fatto almeno un viaggio su uno dei suoi incredibili treni. Così comincia il mio articolo dedicato ai viaggi sulla rete ferroviaria più vasta del mondo, un post dedicato alla bellezza e alla magia che accade all’interno degli scassati vagoni indiani, in particolare in quelli di seconda classe dove non si può prenotare.
Una volta chiesi ad una famiglia di Mumbai perché si fossero sobbarcati quasi 20 ore di treno per arrivare a Delhi invece che un’ora e mezza di aereo. La loro risposta dice tutto: “It is more fun.” Non era una questione di soldi, ma di divertimento. Un viaggio in treno in India significa incontri, storie, sorrisi, sorprese, amici e un grande assaggio di cultura. E di cibo!
A tavola
Perdersi tra i profumi e le spezie di una tavola imbandita è un’altra esperienza da non perdere. Specialità regionali, intingoli orribili agli occhi e sublimi al gusto, tanti tipi di pane, di dolci, di combinazioni, di bontà. All’inizio lo ammetto ero confuso e scettico, ma poi piano piano sono entrato in sintonia con i sapori, i nomi, le tradizioni, le geografie e tutto è diventato fantastico. Ricordate: mano destra per mangiare, mano sinistra per le vostre pulizie corporali! Se volete approfondire il discorso leggete il mio post "Indian Food – il gusto della cucina indiana"
Risposte mai banali
Frustrazione prima, innamoramento poi. Con questa frase posso riassumere il mio atteggiamento di fronte alle tante stranezze indiane. Tra le quali, i dialoghi e le domande. Complice un inglese un po’ zoppicante e una filosofia di vita molto più semplice della nostra, gli indiani tendono a dare due tipi di risposte.
Il primo tipo è la risposta facile che corrisponde sempre all’ultimo pezzo di domanda che hai fatto. “Do you take the car or the bus?” La risposta sarà sempre bus. E se inverti la frase sarà sempre car.
Il secondo tipo è quello filosofico. Per esempio, ad un interrogativo preoccupato come: “Do you think we can catch our flight?” il nostro tassista risponde: “If lucky, possible. If not lucky, not possible.” Che se ci penso è una grossa verità. C’è traffico, c’è nebbia e siamo in ritardo: se abbiamo culo lo prendiamo, se no lo perdiamo. Meraviglioso!
Rileggo questo post e rifletto che sicuramente ci sono tanti altri motivi che ora non affiorano tra i miei pensieri. Ma l’India è così, ti sorprende sempre soprattutto quando meno te l’aspetti!