Strage di travel blogger: la passione per i viaggi tra le prime cause di decesso in Italia

In continuo aumento il trend che vede decine di travel blogger e non solo lasciare il proprio cuore da qualche parte nel mondo andando incontro ad una morte rapida, ma dolorosa.


La blogosfera è in lutto e in allarme. Nonostante la moltiplicazione del numero di siti e portali a cui abbiamo assistito negli ultimi anni, sempre di più sono le testate digitali che rimangono abbandonate o addirittura vengono chiuse da parenti e amici in seguito al decesso prematuro del proprietario. E’ un fenomeno in rapida espansione che riguarda tutte le categorie dal food al fashion, ma che fa registrare i numeri più drammatici nel settore travel – conferma freddamente il primario di cardiologia del Policlinico di Milano il dott. Wander Lust – Siamo di fronte ad una patologia molto difficile da prevedere in anticipo e, anche se diagnosticata in tempo, le cure sono spesso inefficaci.

    Ma non serve il parere di un esperto che ogni giorno cerca di salvare vite umane per accorgersi della sciagura che sta colpendo il world wide web e, in particolare, quella fetta di tastieristi digitali che rientrano nell’ambito travel. Basta infatti entrare in una delle proprie bacheche social per accorgersi prima dei pericoli e subito dopo dei disastri che accadono in giro per il mondo. Blogger, influencer, web writer, social media expert e anche semplici appassionati sempre più spesso vengono catturati dalla bellezza di un luogo che quasi automaticamente gli rapisce o, nella peggiore delle ipotesi, ruba letteralmente il cuore. Un fascino così potente e così letale che sta mietendo decine di vittime sia tra gli amatori, ma soprattutto tra i professional blogger che con troppa facilità perdono il controllo del loro organo più importante.

    Provando a fare una specie di autopsia social e analizzando più in profondità le cause di questa piaga, si evince che i crimini perpetrati ai danni dei blogger dalle varie destinazioni turistiche sono di triplice modalità. La prima causa è al tempo stesso la meno cruenta, ma la più subdola. Siamo di fronte ad un chiaro caso di rapimento.

   Il più classico cuore rapito dalla bellezza di un luogo. Il blogger, che inizialmente gode di uno stato di euforia ed estasi, una volta tornato a casa si accorge che proprio la fonte della sua felicità gli ha in realtà rubato i suoi preziosi ventricoli. In questo caso, la fine è abbastanza scontata. A meno di miracoli e di repentini ritorno sul luogo del misfatto, il nomade digitale non ha scampo.

   Più truce invece la seconda categoria, dove il posto XYZ letteralmente ruba il cuore del malcapitato. Qui il dolore è immediato, c’è subito la consapevolezza del furto e la destabilizzazione e lo sgomento lasciati a digital memoria sul wall del proprio facebook. Le possibilità di farcela sono pari allo zero perché la malvagità dei luoghi che rubano i cuori è risaputa e le restituzioni di organi anche dietro riscatto si possono contare sulle dita di una mano.

   L’ultimo e più evitabile caso è un tipico esempio di distrazione che può costare caro. “Ho lasciato il mio cuore a Valencia.” Un numero crescente di travel writer che, probabilmente di indole superficiali e sbadati, letteralmente si dimenticano del proprio motore pulsante tra i vicoli di Varanasi o in qualche mercato di Chang Mai. Se nei casi precedenti si trattava di colpa altrui, qui possiamo parlare di negligenza bella e buona.

   Ma perché sta succedendo tutto questo? Cosa c’è dietro alla strage di cuori perpetrata negli ultimi anni? “I media digitali hanno e stanno cambiando il modo di comunicare, di condividere e di raccontare. I vocabolari si fanno più ridotti e i vocaboli più iperbolici.” – Prova a rispondere la dott.ssa Clarissa Stendhal docente di nuove patologie all’Università Tor Vergata di Roma – C’è una tendenza alla facilità e alla superficialità che coinvolge tutti noi non solo nelle parole, ma anche nei fatti. La dott.ssa Stendhal chiude con una domanda che in tanti si pongono: “Sono forse i luoghi turistici ad essere diventati spietatamente affascinanti o sono forse i blogger che scrivono troppo a cuor leggero?”

   Nel dubbio, le autorità coinvolte hanno lanciato una campagna di sensibilizzazione dall’eloquente titolo: Write Safely.

 



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