Il giro del mondo in 270 giorni

Outback, Australia

Reggiano lui, maiorchina lei Nicolò e Sonia si sono conosciuti a Londra, vivono a Barcellona e sono manager trentenni in aziende del settore turistico. Un giorno durante la grande crisi economica mondiale, ma soprattutto spagnola decidono di prendersi una pausa di 9 mesi e fare il giro del mondo. Dall’India al Brasile scopriamo la loro storia, il loro viaggio e il loro rientro in patria!

Ciao ragazzi partiamo con una domanda diretta: Perchè?

Abbiamo sempre amato viaggiare.  Avevamo un lavoro stabile, un’appartamento, una bella vita a Barcellona, ma l’idea de conoscere nuovi luoghi, culture e darci un tempo per “trovarci” era troppo allettante.  Volevamo disintossicarci dalla società, sapevamo che c’era qualcosa oltre la vita di stereotipi in cui abitavamo.  La fame per la libertà ci ha spinto a mollare tutto.

Quali sono state le ultime paure da abbattere prima di dire “Ok facciamolo”?

I soldi. Lasciare un buon lavoro e pensare di vivere un anno senza nessuno stipendio fa un po’ paura, ti viene il dubbio se ce la farai. Però quando abbiamo visto che non ci volevano così tanti soldi, non ci abbiamo più pensato neanche un secondo.

Raccontateci un po’ i preparativi, l’organizzazione e i trucchi per pianificare bene un viaggio come questo.

Noi conoscevamo gente che aveva fatto un viaggio lungo e ci siamo lasciati consigliare. Esistono biglietti speciali per un viaggio intorno al mondo (Round The World tickets), molto economici.  Ci siamo solo preoccupati dei biglietti, l’assicurazione e i visti…per il resto basta lasciarsi andare, vivere l’avventura.    

India, Sud est asiatico, Australia, Nuova Zelanda, Cile, Argentina, Brasile, quale paese vi ha stupito di più e perchè?

Ogni paese ha qualcosa di splendido e straordinario da ammirare.  Myanmar é stata una bella scoperta, sopratutto perché allora non era ancora aperta al turismo. La gente di Myanmar é veramente straordinaria, gentile e genuina.  Poi l’Australia per i paessaggi e l’immensità degli spazi e l’India per la sua peculiarità, l’ami o la odi…non c’é una via di mezzo.

In 9 mesi avrete visto di tutto, ma c’è un episodio, un momento che rimarrà nella “storia” di questo viaggio?

Tanti. Paracadutismo a Queenstown, Nuova Zelanda, il primo diving della nostra vita nelle isole Whitsunday in Australia, il carnevale a Salvador de Bahia, capodanno a Valparaiso, trekking tra le risaie di Ping’an in Cina. Come momento assurdo ricordiamo spesso il viaggio in autobus locale da Bagan fino a Inle Lake in Myanmar: 12 ore in un pulmino di dimensioni  cosí piccole che Nick ha dovuto farsi il viaggio steso sopra il tetto dell’autobus. Risultato: una faccia ustionata e i muscoli della schiena a pezzi. Dentro c’erano animali, sacchi di riso, sgabelli di plastica nel corridoio…e tante risate.  

Era la prima volta che facevate un viaggio cosi lungo, mai pensato “basta, mi sono stufato, sono stanco, voglio tornare”?

Mai.  Poi, quando viaggi per un periodo lungo non hai lo stesso ritmo che in una vacanza di 15 giorni.  Quando sei in giro per piú di un mese, ti rendi conto che questa é la tua vita, non é una semplice vacanza.

Uno dei freni più grandi che impediscono a molti di fare questo tipo di viaggio è la paura del rientro. Ci raccontate il vostro rientro, le vostre sensazioni e come vi siete ri-sistemati?

Da una parte sei felice di rivedere la tua famiglia, i tuoi amici e di vivere un po’ nel comfort.  Noi siamo stati fortunati, dopo poche settimane abbiamo ritrovato lavoro e appartmento e siamo tornati a Barcellona.  
Dal punto di vista psicologico é un po piú complicato.  Ci eravamo convinti che il viaggio fosse la nostra forma di vivere e invece dovevamo tornare ad avere un’orario, una routine “casa-lavoro–qualche hobbie-trovarsi con gli amici-casa”, da lunedí a venerdí, tot  giorni di vacanza all’anno…é come se ti stessi togliendo la libertà di nuovo. Ci sono voluti circa 6 mesi per abituarsi. 
Però col viaggio abbiamo imparato anche ad apprezzare tante cose della nostra vita come a vivere piú nel presente e a non mollare mai l’istinto di avventura che uno ha.   Ogni giorno é un’opportunità per viverne una, per cambiare la tua vita, non devi per forza essere in giro per sentirti vivo.  

Che consigli dareste a tutti quelli che ci stanno pensando?

Ascolta la tua intuizione. Se ci stai pensando fallo, buttati, non avere paura.  Se non lo fai, te ne pentirai. Ascoltare noi stessi é il regalo piú grande che ci possiamo fare.

Dite la verità…avete già in testa un’altra avventura?

Da quando siamo tornati abbiamo continuato a viaggiare parecchio; Thailandia, Mauritius, Malesia, Indonesia…non smettiamo mai di fare ciò che amiamo, anche se in dosi piú piccole. Vorremmo girare di piú, magari fare un’esperienza in un altro paese? Si, ma non sottovalutiamo quello che abbiamo adesso.

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